In cima al Monte Soratte, su una radura dalla quale si domina a perdita d’occhio la meravigliosa Valle del Tevere, si erge l’Eremo di San Silvestro, uno dei numerosi romitori sparsi per il territorio sabino. A San Silvestro è legata anche la leggenda secondo la quale il santo avrebbe distrutto le divinità pagane adorate all’interno della grotta dell’Eremo di San Michele e la cristianizzazione del luogo.
In cima al Monte Soratte, su una radura dalla quale si domina a perdita d’occhio la meravigliosa Valle del Tevere, si erge l’Eremo di San Silvestro, uno dei numerosi romitori sparsi per il territorio sabino.
La sua posizione lo rende davvero isolato e lontano dal paese di Sant’Oreste e gli conferisce una suggestività che gli altri eremi nei dintorni secondo noi non hanno.
Vero è che la posizione degli eremi va immaginata e collocata in un tempo lontano da noi di almeno 1700-1800 anni, quando non esistevano certo strade asfaltate che correvano – ad esempio – all’interno del bosco e che permettevano di scavallare il Monte Tancia in qualche decina di minuti. Resta il fatto che oggi, solo per citarne uno, l’Eremo di San Michele, a metà strada tra Poggio Catino e Monte San Giovanni, è facilmente raggiungibile a piedi perché collocato a meno di 1 km dalla strada principale.
Questione diversa per l’Eremo di San Silvestro che, vuoi o non vuoi, necessita di almeno un’ora di cammino per essere raggiunto. Ci sono più sentieri, con diversi gradi di difficoltà, che portano fino alla cima; alcuni più facili, altri che richiedono più tempo e un po’ più di fatica per essere percorsi, ma ne parleremo in maniera approfondita più avanti in questo articolo.
L’Eremo sulla cima del Soratte fu il rifugio di San Silvestro, scappato dalla persecuzione dei cristiani ai tempi di Costantino, prima della sua conversione e l’inizio dell’era della pace inaugurata dall’Imperatore. Siamo in torno al 300 d.C. quando Silvestro trasformò il luogo pagano, dedicato al Dio Sorano, in un luogo di culto cristiano.
Fu proprio al legame tra Silvestro, che divenne Papa nel 314 fino al 335 con il nome di Silvestro I, e l’imperatore Costantino che si deve la costruzione della basilica di San Pietro e di molte altre tra le basiliche tra le più importanti di Roma.
La Sabina fu a lungo dimora di Papa Silvestro I. Alla sua permanenza in Sabina è legata anche una leggenda che interessa un altro eremo della Sabina, quello di San Michele.
La storia racconta che, durante una notte buia e tempestosa, San Silvestro vegliava in preghiera e scorse tutt’un tratto un intenso bagliore, che sembrava provenire dalla direzione dei Monti Sabini, proprio al di sotto dell’altura da dove stava per sorgere il sole. La tempesta si dileguava lentamente e con il sopraggiungere dell’alba, quel bagliore di sole si faceva sempre più intenso. Per il santo quello rappresentò un segno di Dio che cercava di richiamare la sua attenzione proprio in quella zona. Silvestro si mise in cammino verso il Monte Tancia e scoprì proprio nel luogo da dove era apparso quel bagliore una grotta. All’interno della grotta, al suo centro, era posta una grossa colonna, adorata come dio sabino.
La leggenda racconta ancora che il santo si impegnò nella conversione dei guardiani, distrusse la divinità pagane e la sostituì con un altare dedicato proprio a San Michele.
L’Eremo di San Silvestro all’origine aveva la classica forma basilicale, ma nel corso dei secoli ha subìto numerose trasformazioni, modifiche e aggiunte.
Nell’VIII secolo d.C. per esempio la chiesa, distrutta dai Longobardi, fu ricostruita per volontà di Carlomanno.
Tardo è l’insediamento monastico collocato tra il XII e il primo Rinascimento come testimoniano gli affreschi stratificati che (ormai) solo parzialmente ricoprono le arcate tutto sesto su piedritti che dividono l’aula chiesastica in 3 navate voltate a botte a sesto acuto.
Di fronte al portico i resti della torre campanaria (testimonianza di ripetuti crolli causati dai fulmini) che ancora nel 1600 custodiva la campana bronzea di San Silvestro.
Nel 1920 i cittadini di Sant’Oreste si adoperarono per un parziale restauro dell’Eremo, in particolare degli affreschi.
Gli scavi degli anni ’80 riportarono parzialmente in luce i resti dell’impianto conventuale di cui si ha testimonianza anche in fotografie dell’epoca che ritraggono l’edificio prima del completo crollo di questa parte. A dimostrare l’esistenza del piccolo monastero, a nord del complesso c’è ancora una cisterna attorno alla quale si diramava un susseguirsi di piccoli vani.
L’Eremo di San Silvestro, come anticipato all’inizio, si può raggiungere soltanto a piedi, percorrendo i molti sentieri (di diversa durata e di un grado di difficoltà variabile) che si snodano all’interno della Riserva Naturale del Monte Soratte. L’itinerario più semplice è il percorso “Santa Maria delle Grazie”, una via diretta che, partendo dal paese di Sant’Oreste, in un’ora di cammino conduce in cima. Si tratta di una strada cementata, in salita sì, ma comoda da percorrere.
Se sei interessato a un percorso trekking un po’ più impegnativo e sopratutto più suggestivo, ti consigliamo di leggere gli appunti di viaggio sulla nostra escursione all’Eremo di San Silvestro, scegliendo un percorso ad anello di circa 7 km che si snoda attraverso il bosco e la montagna di Sant’Oreste.
Esternamente l’Eremo di San Silvestro è sempre raggiungibile. Si può vedere aperto e visitare anche all’interno una volta al mese, grazie ai volontari dell’Associazione culturale “Avventura Soratte”.
Per consultare tutte le date di apertura ti consigliamo di visitare la sezione Eventi del nostro sito oppure di contattare l’associazione ai seguenti numeri: 329.8194632 o 339.8800286.
Mappa e cartina dettagliata dell'Eremo di San Silvestro
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