Quella appena trascorsa è stata definita come l’estate dei borghi. Complice il Covid, noi italiani siamo tornati a trascorrere le nostre vacanze in Italia e a prediligere i piccoli borghi dove poter passare qualche giorno all’aria aperta, a contatto con la natura, lontani dalle grandi folle e assaporando del buon cibo.
La Sabina è fatta di piccoli borghi, luoghi a volte quasi dimenticati in cui, durante l’inverno, vivono 20 o 30 anime al massimo e che tornano alla vita in estate con la riapertura delle seconde cose; altri borghi sono più popolati ma ancora legati alla vita nei centri storici. Tutti godono di quel fascino che ha il sapore di antico e di tradizioni che si tramandano di generazione in generazione.
Alcuni di questi piccoli borghi sabini sono delle vere e proprie gemme rare, tanto da meritarsi il riconoscimento di Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. Prima di andare alla scoperta di Casperia, Labro e Leonessa, i tre borghi della Sabina che possono vantare questo titolo, spieghiamo perché è così importante far parte di questo circuito e quali sono le peculiarità che deve avere un borgo Bandiera Arancione.
La Bandiera Arancione del Touring Club Italiano
Il Touring Club Italiano (TCI), dal 1988, si è fatto promotore di un’importante iniziativa, volta alla valorizzazione dei piccoli borghi dell’entroterra: la Bandiera Arancione, appunto. Questo importante riconoscimento viene attribuito ai comuni che ne fanno richiesta, a seguito di approfondite analisi condotte dal TCI. Ad essere premiati sono quei luoghi che non solo possono vantare un patrimonio artistico, culturale e paesaggistico notevole, ma anche quelli che riescono ad offrire al turista, al visitatore, un’esperienza di turismo sostenibile, autentica e gradevole.
Quali sono i requisiti per ottenere la bandiera arancione
Due sono i requisiti imprescindibili per ottenere il riconoscimento: il comune non deve avere tratti costieri e la popolazione residente non deve superare i 15.000 abitanti. I severissimi esaminatori poi, vagliando anche tramite un’accurata – e anonima – visita sul campo, controlleranno che il centro storico non abbia subito modifiche strutturali, che i luoghi della cultura e di maggior attrattiva siano ben fruibili e accessibili, che l’identità complessiva del posto sia ben valorizzata e veicolata. E che gli interlocutori istituzionali che ne abbiano competenza siano disposti anche a mettere in campo una politica di potenziamento e raffinamento dell’offerta turistica.
I comuni possono decidere autonomamente di candidarsi, in qualsiasi momento dell’anno, compilando un form sul portale bandierearancioni.it e allegando i documenti richiesti, oppure aderendo a un progetto d’area promosso da un ente sovra territoriale, come la Regione, la Provincia, la Città metropolitana, la Comunità Montana.
Le analisi condotte prima di insignire un Comune del riconoscimento di Bandiera Arancione
Le aree di analisi sono cinque, e al loro interno ospitano più di duecento criteri:
1. accoglienza
2. strutture ricettive e ristorazione
3. offerta artistica e paesaggistica del luogo
4. qualità ambientale e sostenibilità
5. qualità della località
La prima è costituita dall’accoglienza. Il visitatore dovrebbe avere facilità a raggiungere la meta,
trovare parcheggio e/o mezzi pubblici efficienti, una rete di punti informativi di orientamento su cosa vedere e dove.
Lo sguardo degli esaminatori si posa poi sulle strutture ricettive, sulla ristorazione e sui servizi complementari, come negozi ed esercizi commerciali, per proseguire su quello che offre la località dal punto di vista artistico e paesaggistico. Quali le principali attrattive, e quanto queste sono fruibili dai turisti? E, inoltre, vengono organizzate manifestazioni, eventi, a promuoverle?
La sostenibilità, invece, si valuta sull’efficienza del ciclo dei rifiuti, sulla sensibilità dimostrata rispetto a tematiche quali l’educazione ambientale, la pulizia dei luoghi, e così via. La cura delle aree verdi e l’attenzione alla conservazione dall’inquinamento sono, anche questi, fattori di rilievo.
Infine, un aspetto rilevante è costituito dall’atmosfera. Da quel clima, quella sensazione, che il luogo trasmette al visitatore, anche grazie, magari, all’ospitalità dei suoi abitanti e dei suoi esercenti. Insomma, una valutazione a 360°: il posto non deve essere solo bello, deve anche essere fruibile, ospitale, sostenibile.
L’assegnazione della Bandiera Arancione non è perpetua. Dura tre anni, al termine dei quali viene avviato un processo di revisione e controllo del mantenimento dei requisiti, pena la revoca.
Le bandiere arancioni della Sabina: Casperia, Leonessa e Labro
Nella nostra Sabina, la Bandiera Arancione è stata “piantata” in tre diversi punti.
Il riconoscimento va confermato: le nuove prospettive
Una volta conquistata la Bandiera Arancione, occorre conservarla. Come accennato, la revisione avviene ogni tre anni circa, in modalità e tempi stabiliti dal Touring Club. Non è scontato riconfermarsi e attualmente i criteri si fanno sempre più stringenti e rigidi, aspetto reso evidente da due dati precisi: nel 2019 sono 241 i comuni d’Italia che hanno ottenuto il riconoscimento, appena l’8% dei candidati. Nel 2002 è stata fondata l’Associazione dei Paesi Bandiera Arancione, che permette una più facile comunicazione tra i comuni del network, con la condivisione delle esperienze e delle strategie per il futuro. Futuro che, mentre per il turismo di tipo tradizionale è sempre più nebuloso e incerto, apre, insospettabilmente, prospettive molto concrete per quello di tipo slow.
Lo slow tourism, ovvero il turismo lento, è quello che conduce su rotte e circuiti poco battuti, in cui il visitatore non si muove frenetico da un locale della movida all’altro, ma accarezza calmo i luoghi che visita, rispettandoli e tornando a casa arricchito da emozioni nuove, che, forse, i borghi dell’entroterra riescono ancora a trasmettere. I borghi della Sabina hanno questo dono!