Luoghi simbolo di un paese che tornano a rivivere cambiandone l’uso e la destinazione. Ecco come il vecchio lavatoio di Magliano Sabina brilla oggi di un nuovo splendore grazie a Luciano Minestrella, maglianese doc, costruttore di meravigliose macchine sceniche e direttore del Teatro del paese. Luciano ha risistemato il vecchio lavatoio comunale, costruito alla fine del 1800, e lo ha trasformato nello spazio della sua esposizione “Le città invisibili”, ispirata all’omonimo libro di Italo Calvino.
Noi abbiamo scoperto la mostra in occasione delle Giornate FAI di Primavera (23 e 24 marzo 2019). Ad accoglierci una bionda signora che ci racconta i suoi ricordi di bambina. Fino all’età di 8/9 anni accompagnava la mamma al lavatoio, lei correva avanti per accaparrarsi il posto migliore alla vasca. Era quasi una festa il momento al lavatoio, la fatica era tanta sì, ma allietata dai canti di tutte le donne del paese e dalle chiacchiere ininterrotte. Al momento di sciacquare i panni si cambiava posto e ci spostava proprio sotto la bocchetta, dove l’acqua nella vasca era più pulita.
Che cosa è “Le città invisibili” e come sono state realizzate le opere di questa esposizione?
Lo spiega Luciano Minestrella con un scritto che accoglie il visitatore all’ingresso del lavatoio:
Come un diario di bordo è questo luogo, memorie di un viaggio alla ricerca di luoghi senza tempo e senza storie già definite. Città che si intravedono da lontano e che man mano che ci si avvicina si vanno formando seguendo gli inconsci ricordi e rimandi dell’ignaro pellegrino.
Ogni città nasce da sé, seguendo un piccolo tronco di legno trovato nelle campagne, nei boschi, in riva al mare, tra le cataste di rimanenze delle botteghe di falegnami.
Luciano è uno che con il legno ci sa fare davvero. Ci racconta più tardi, quando lo incontriamo per una chiacchiera in privato al Teatro Manlio, che “Le città invisibili” – al contrario delle sue macchine sceniche – è realizzata per lo più con materiali di recupero: una noce di cocco, un benjamin abbandonato, perché secco, fuori da un secchione dell’immondizia, un pezzo di rovere di scarto, canne di bambù… Le sue creazioni sono il frutto di un duro lavoro non tanto di realizzazione vera e propria, che è la parte più semplice, quanto di trasposizione dall’idea alla progettazione.
Le opere della mostra “Le città invisibili” sono installate dentro le vasche del lavatoio, un tempo piene d’acqua. Il visitatore che entra per vedere queste città si posiziona come le donne nell’atto di lavare e il risultato è, come per gli indumenti e gli stracci lavati lì, il candore che si raggiunge nel togliere le scorie del contingente e trovare il pensiero puro, un sogno da realizzare, quale è la città, che diventi riferimento e possibile meta per chi quelle pagine va sfogliando, dice Luciano.
Tra le molte città rappresentate da Luciano, ogni visitatore può scegliere la sua e trasformarla nel posto in cui ogni suo sogno possa diventare realtà.
Andate a Magliano Sabino a vedere “Le città invisibili” e sognare la vostra città ideale!